La lista che placa l’ansia

Ogni inizio anno coincide con la stesura di una lista di nuovi propositi.
Dell’utilità di “fare una lista” si parla in una puntata di Note to Self, trasmissione radiofonica di WNYC in cui viene intervistato il neuroscienziato Daniel Levetin della McGill University.
Secondo Levetin avere una lista è il segreto per un cervello più organizzato.
Scrivere su un foglio le “cose da fare” permette di risparmiare risorse celebrali evitando di sentire quel chiacchiericcio nella testa che ci ricorda di comprare il pane, di richiamare l’idraulico, di passare per le poste o di finire quel lavoro per il giorno dopo.
Ognuno di noi può conservare nella memoria a breve termine, una sorta di lavagna della mente, circa quattro informazioni.
Avere una lista permette di non pensare agli impegni o commissioni da portare a termine e di essere concentrati su ciò che stiamo facendo in questo momento. In tal modo non rischiamo di dimenticarci le cose da fare e di pensare a comprare il pane mentre stiamo progettando una presentazione per lavoro.
Molte persone usano le liste per placare lansia, se dentro la testa sembra impossibile portare a termine gli obiettivi scelti, una volta scritti si presenteranno “in fila” e più alla propria portata. Le cose da fare saranno ordinate sul foglio come nella testa.
Quindi l’ausilio di una lista scritta permette di essere più rilassati e concentrati portando a termine obiettivi senza ogni volta perdere tempo a pensare quale sia, per priorità, la prossima commissione.

5 miti da sfatare sugli attacchi di panico
Cos’è un attacco di panico?
Immagina di essere al ristorante quando all’improvviso senti tremare il pavimento sotto i tuoi piedi, gli oggetti sulla tavola oscillano e il soffitto incomincia a sgretolarsi: è in atto un terremoto.
In quei pochi istanti il tuo corpo si prepara a reagire ad una situazione di forte stress guidato dall’istinto di sopravvivenza di mettersi in salvo. I battiti cardiaci aumentano, la funzione digestiva rallenta, inizi a sudare freddo e affanni come se ti mancasse l’aria.
Questo è ciò che prova una persona che ha un attacco di panico, ma senza che vi sia una reale minaccia imminente.

Le 5 credenze errate sugli attacchi di panico

  1. Non guarirò dagli attacchi di panico
    Le persone temono di doverne soffrire a vita. Gli attacchi di panico possono essere curati e la psicoterapia cognitivo comportamentale offre ottimi risultati già dai i primi colloqui.
  2. Gli attacchi di panico sono solo una reazione esagerata allo stress
    Un attacco di panico è molto più di un’eccessiva preoccupazione, esso può durare sino a 10 minuti. Spinto dall’istinto di sopravvivenza il corpo si prepara a reagire attivando la risposta di attacco o fuga. Questo è il motivo per cui dopo il primo attacco di panico la persona farà di tutto per evitare luoghi e azioni che possono generare un altro episodio.
  3. È difficile aiutare una persona cara che soffre di attacchi di panico
    Questo è un tema ricorrente durante la psicoterapia in quanto la persona non si sente supportata o compresa dagli altri. Non vi sono consigli utili che un amico, un collega, un genitore o un compagno può dare a chi soffre di attacchi di panico. Tuttavia l’empatia, l’ascolto attivo, il calore e la vicinanza sono le chiavi per poter sorreggere un caro che ne soffre. Si può chiedere direttamente alla persona che aiuto vorrebbe ricevere, assumendo quindi il suo punto di vista, senza offrire “facili” soluzioni.
  4. Il panico è solo la punta delliceberg di una malattia mentale
    Assolutamente gli attacchi di panico non sono l’anticamera di nessun problema mentale. Spesso si associano sentimenti di impotenza e pensieri negativi rispetto a se stessi e la propria condizione. Durante la psicoterapia, mentre la persona impara a gestire progressivamente gli attacchi di panico si ha anche un miglioramento del tono dell’umore.
  5. Evita le situazioni e le azioni che provocano gli attacchi di panico
    I comportamenti di evitamento, così si chiamano quelle azioni messe in atto per far in modo di non avere altri episodi, rappresentano una tipica reazione agli attacchi di panico. Tuttavia se nell’immediato permettono che l’ansia non aumenti tanto da avere un nuovo attacco, a lungo termine non fanno altro che alimentare la “paura della paura” di avere un nuovo episodio, costringendo la persona a evitare i comportamenti di vita quotidiana come andare a lavoro, prender il bus, andare a fare la spesa o farsi la doccia se soli in casa.

La psicoterapia cognitivo comportamentale per un disturbo di panico ha esito positivo e in poco tempo, imparando la persona a gestire gli attacchi fino a non soffrirne più, rimpossessandosi progressivamente della sua vita.

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